L’ulivo caratterizza in il paesaggio pugliese in maniera determinante. Ovunque, su colline o sul territorio costiero si alternano alberi imponenti di ulivi, molti dei quali rappresentano fantastiche creazioni che la natura ha sviluppato per secoli. E ciò non meraviglia se greci e romani consideravano sacri gli uliveti.
Il paesaggio salentino
Completamente diverso da quello del centro-nord della Puglia: gli uliveti assomigliano a dei parchi molto curati e particolarmente invitanti alle passeggiate. Guardandoli, vengono in mente quadri di pittori dei secoli XVII e XVIII, ove si rappresentano giochi maliziosi che si svolgono sotto le fronde ombreggianti degli ulivi.Tutto questo può attrarre, dilettare, commuovere poeti, scrittori, pittori, fotografi. Ma a noi interessa il frutto dell’ulivo: l’oliva.
La Puglia, la terra dell’olio
Sua gloria e suo vanto, dolore del suo popolo. Andria è la maggior produttrice, Bitonto l’olio sopraffino. Una superficie coltivabile di circa 400.000 ettari, un raccolto annuo medio di 11 milioni di quintali di olive e due milioni e mezzo di quintali di olio, la regione a maggior produzione olearia.Il metodo di raccolta delle olive è, insieme alla scelta delle varietà, che sono molte, il fattore che più influisce sulle caratteristiche dell’olio che in Puglia è di altissima qualità e di straordinarie qualità organolettiche.Accanto alle olive per la produzione dell’olio pugliese, richiesto in tutto il mondo, vi sono quelle della tavola, che consentono una molteplicità di ghiottonerie per la cucina: Oliva bella di Cerignola e Gigante di Spagna in Capitanata, Sant’Agostino in Terra di Bari, la dolce e saporita Pasola nel Salento. Non ultimo, l’olio pugliese è richiesto come ingrediente di molte ricette nella medicina naturalistica; utilizzato sia internamente che esternamente, serve da sostegno nel processo di varie guarigioni.
Il pensiero del poeta
“Se l’ulivo ha conquistato e conquista il mondo degli uomini - scrive Lino Angiuli - non è solo grazie al suo frutto utilizzato in mille modi; ... è anche la sua valenza simbolica, la sua fisionomia antropomorfa, il suo essere monumento vivente, a far si che esca dai frantoio per mettere radici anche nella pagina di un poeta o nella tela di un pittore."